Vendite telefoniche ingannevoli: nuove sanzioni a società di ‘call center’
Come da abitudine, consumatori contattati per proporre l’attivazione di contratti di energia e di telefonia ma fornendo loro informazioni ingannevoli su identità del chiamante, oggetto della telefonata e, ovviamente, convenienza economica delle offerte commerciali
Ennesimo caso di vendite telefoniche ingannevoli ed ennesimo intervento dell’Antitrust, che ha inflitto (provvedimenti del 2 dicembre 2025) sanzioni per oltre 500mila euro in totale a sei società di ‘call center’.
In sostanza, le società contattavano i consumatori per proporre l’attivazione di contratti di energia e di telefonia ma fornivano informazioni ingannevoli su identità del chiamante, oggetto della telefonata e, ovviamente, convenienza economica delle offerte commerciali proposte.
Ecco le società di ‘call center’ sanzionate: Titanium S.r.l., Fire S.r.l. e J.Wolf Consulting S.r.l., che promuovono la conclusione di contratti nel settore dell’energia, e Nova Group S.r.l., Communicate S.r.l. e Entiende S.r.l. che, invece, promuovono la conclusione di contratti nel settore delle telecomunicazioni. Ecco in dettaglio le sanzioni decise dall’Antitrust: 160mila euro in solido a Titanium S.r.l. e Fire S.r.l.; 120mila euro a J.Wolf Consulting S.r.l.; 80mila euro a Nova Group S.r.l.; 40mila euro a Communicate S.r.l.; 120mila euro a Entiende S.r.l..
In concreto, le modalità di vendita telefonica hanno assunto diverse forme, tutte accomunate dalla trasmissione di informazioni non trasparenti, omissive o non veritiere. Nel settore dell’energia si è accertato che gli operatori dei ‘call center’ si presentavano come dipendenti di autorità di regolazione e controllo o di un presunto ‘centro assistenza bollette’ e informavano i consumatori di asseriti aumenti imposti dalla regolazione o di presunte anomalie (doppia attivazione di forniture su un’unica utenza o difficoltà nel cambio di fornitore), per indurli a stipulare un nuovo contratto di fornitura. Per il settore delle telecomunicazioni, invece, gli addetti dei ‘call center’ affermavano di lavorare per l’ufficio tecnico o amministrativo dell’attuale fornitore e prospettavano, falsamente, imminenti disservizi o la scadenza della tariffa relativa al contratto in corso e l’applicazione di rincari da parte del fornitore del cliente contattato. Gli addetti dei ‘call center’ indicavano altresì che questi eventi potevano essere evitati attivando una nuova offerta con un diverso operatore a condizioni contrattuali particolarmente favorevoli, che poi si rivelavano false.
Tale condotta è dunque risultata idonea, secondo quanto appurato dall’Antitrust, a incidere sulla libertà dei consumatori di scegliere in modo consapevole e informato il proprio fornitore, alterando le facoltà di valutare la convenienza delle offerte attraverso la prospettazione di informazioni non rispondenti a realtà, ciò in palese violazione del ‘Codice del consumo’.