Inutile la contestazione da parte del condòmino se non sorretta da un concreto interesse
Per impugnare la delibera è necessario che questa arrechi al singolo condòmino un apprezzabile personale pregiudizio

La legittimazione del singolo condòmino ad impugnare una delibera assembleare deve essere sorretto da un interesse concreto e rilevante alla caducazione della delibera stessa, e tale interesse deve concernere la posizione di vantaggio effettivo che dalla pronunzia giudiziaria può derivare e deve presupporre la derivazione dalla deliberazione assembleare di un apprezzabile personale pregiudizio per il condòmino, e ciò in termini di mutamento della propria posizione patrimoniale. Questo il principio ribadito dai giudici (sentenza del 20 novembre 2024 della Corte d’appello di Roma), chiamati ad esaminare le obiezioni sollevate, in un palazzo della Capitale, da un condòmino de facto, in quanto proprietario di una cantina, rispetto alla delibera assembleare di approvazione del rendiconto consuntivo e preventivo. In sostanza, acclarata la proprietà della cantina ubicata nello stabile, i giudici osservano che, nonostante questo dettaglio, il condòmino non risulta essere portatore di millesimi in assemblea condominiale, ma ha proposto un’impugnazione della delibera di approvazione del rendiconto consuntivo e preventivo, senza, però, osservano i giudici, che detta impugnazione fosse sorretta da un interesse ad agire, concreto e attuale, interesse che presuppone la derivazione, dalla suddetta deliberazione, di un apprezzabile pregiudizio personale, in termini di mutamento della sua posizione patrimoniale, per il singolo condòmino, pregiudizio invece inesistente in questo caso. Logico, quindi, respingere la domanda presentata dal condòmino ed avente ad oggetto l’impugnazione della delibera.